Il trattamento di fine rapporto, come noto, è un istituto tipicamente italiano del lavoro subordinato. Una forma di retribuzione differita, proporzionale dunque all’anzianità di servizio, che per il datore di lavoro costituisce allo stesso tempo un debito ingente e la più conveniente fra le forme di finanziamento.
Evidentemente, anche quando l’azienda è sana, il sistema regge tanto meglio quanto maggiori sono le sue dimensioni.

Nelle piccole società, come quelle di professionisti, gli studi associati e le ditte individuali, la liquidazione di un dipendente riverbera sempre in modo percepibile sulla liquidità, specialmente quando coincide – e accade spesso – col pensionamento. In questi casi sarebbe opportuno, per non incorrere in questo tipo di difficoltà, operare realmente, e non solo a livello contabile, l'accantonamento del TFR dei dipendenti.

Allo scopo può andar bene qualunque tipo di strumento finanziario. Sono numerose le compagnie di assicurazione che offrono polizze per l'accantonamento del TFR, totale o parziale. I principali punti di forza sono sicurezza e affidabilità dello strumento, metodicità guidata degli accantonamenti, separazione rispetto agli altri depositi e risorse finanziarie del datore di lavoro. Sotto il profilo patrimoniale, il debito verso i dipendenti trova compenso in identica posta creditoria verso l’assicuratore.

PER GLI AMMINISTRATORI: IL TFM

Il Trattamento di Fine Mandato è l'istituto con il quale l'azienda e il suo amministratore decidono di accantonare una quotaparte della remunerazione spettante annualmente all'amministratore stesso, per poi liquidargliela in un'unica soluzione alla scadenza del suo mandato.

La costituzione di un TFM ha una duplice valenza: da un lato può servire come forma di fidelizzazione dell'amministratore, che sa che percepirà una significativa liquidazione al termine dell'incarico nel rispetto degli impegni reciprocamente assunti, dall'altro ha un'interessante valenza fiscale.

Non tanto per l'azienda, che detrae come costo gli emolumenti destinati all'amministratore sia che essi vengano corrisposti direttamente, sia che vengano accantonati, quanto per l'amministratore stesso: egli infatti, anziché essere tassato sulla quota di compenso accantonata in base alla sua aliquota fiscale marginale, sarà sottoposto, al momento della liquidazione, a un regime fiscale più favorevole, in quanto i capitali accantonati saranno assoggettati a "tassazione separata" (ovvero all'applicazione dell'aliquota fiscale media del contribuente), mentre gli interessi maturati sconteranno solo l'imposta prevista per le rendite finanziarie.

Attenzione: per fruire appieno dei vantaggi fiscali dell’operazione la costituzione del trattamento di fine mandato dell’amministratore dovrà risultare da un atto societario di data certa antecedente la nomina dell’amministratore stesso.