Il nostro sistema sanitario nazionale sta affrontando una crescente emergenza strutturale. Mentre la sanità pubblica è vittima di carenze croniche — personale medico-infermieristico, liste d’attesa insostenibili, sottofinanziamento — il settore privato continua a trarre vantaggio da queste debolezze, espandendosi a ritmi sostenuti.
Il recente studio di Area Studi Mediobanca segnala che, spinti dalle difficoltà del SSN e dalla crescente domanda dei pazienti, i ricavi degli operatori privati sono cresciuti del 5,7% nel 2023 rispetto al 2022. Si tratta di una crescita solida, soprattutto grazie al fatto che l'84% degli italiani ricorre al privato per saltare le lunghe attese. Sono infatti le tempistiche necessarie per ottenere una prestazione sanitaria ad aver spinto nel 2023 circa il 7,6 % della popolazione (4,5 milioni) a rinunciare a cure mediche (fonte Istat).
A ciò si aggiunga che la sanità pubblica italiana sconta anni di disinvestimento cronico, che hanno eroso capacità organizzativa, qualità del servizio e fiducia dei cittadini. Dal 2010 al 2019, il nostro Paese ha destinato in media meno del 7% del PIL alla spesa sanitaria, contro il 9,9% della media OCSE, generando un gap stimato in oltre € 37 miliardi solo nel decennio pre-Covid (Osservatorio GIMBE, 2024). Nel 2023 la spesa pubblica sanitaria si è attestata al 6,2% del PIL, ancora ben distante da paesi come Germania (10,1%), Francia (10,1%) e Regno Unito (8,9%).
Il report Mediobanca e i dati nazionali convergono verso una chiara fotografia: la sanità pubblica italiana è in ritardo. Sottofinanziata, senza personale, con attese insostenibili. Il settore privato cresce e si struttura, anche per rispondere ai bisogni emergenti di cittadini che non possono aspettare.
Tale crescita non può essere considerata solo una tendenza passeggera: è una convergenza tra domanda crescente e offerta disponibile. Nel 2023, la spesa sanitaria pro-capite privata ha raggiunto $ 1.258, superiore alla media OCSE. Solo l’11,4% di tale spesa è intermediata da assicurazioni o fondi: il resto è a carico delle famiglie.
In questo scenario, dove il sistema pubblico fatica a garantire accesso tempestivo e universale alle cure, le scelte individuali assumono un peso crescente. Sempre più persone si trovano a riflettere, spesso con urgenza, su come tutelare in modo efficace la propria salute e quella dei propri cari. Non si tratta solo di reagire a una contingenza, ma di adattarsi a un cambiamento strutturale: l’invecchiamento della popolazione, la fragilità del welfare e il maggiore peso economico delle cure suggeriscono che la pianificazione sanitaria – anche in forma privata – stia diventando parte integrante della gestione familiare e patrimoniale.
Soluzioni come le polizze long term care (coperture per la non autosufficienza) o le assicurazioni sanitarie integrative iniziano così a emergere non come benefit per pochi, ma come strumenti di tutela sempre più centrali per chi vuole prepararsi al futuro con consapevolezza. Un futuro che richiede un modello integrato, dove pubblico e privato collaborino con regole chiare, in modo da garantire a tutti i cittadini un accesso tempestivo alle cure.