Longevità e buona salute non sempre vanno a braccetto

Le cattive abitudini sono dure a morire. E alimentano la diffusione di malattie croniche che già oggi assorbono l’80% della spesa sanitaria in Italia. In futuro andrà anche peggio: fumo, sedentarietà e alimentazione scorretta, uniti all’invecchiamento generalizzato della popolazione, rischiano di esacerbare una situazione già precaria per il sistema sanitario nazionale. Malati cronici e non autosufficienti, oggi pari a circa 24 milioni di persone, paiono destinati a un ulteriore aumento nel prossimo futuro. L’Italia si conferma così vittima di un eterno paradosso: un paese longevo in cui, tuttavia, si vive sempre meno in buona salute. È la conclusione a cui è arrivata una recente edizione del rapporto Osservasalute, pubblicazione annuale curata dall’Osservatorio nazionale sulla salute delle Regioni italiane e realizzata in collaborazione di Ibsa, Fondazione Msd e Lilly.
Il punto di partenza della riflessione è tuttavia positivo: in Italia si muore sempre meno. I miglioramenti nell’assistenza sanitaria e i traguardi della medicina moderna hanno infatti consentito di ridurre la mortalità prematura, ossia quella che colpisce le persone fra 30 e 69 anni, e di dimezzare il tasso standardizzato di mortalità totale negli ultimi 35 anni. Il risultato è una speranza di vita alla nascita che nel 2016 è arrivata a 83,4 anni, ponendo l’Italia fra i paesi più longevi del panorama internazionale e al secondo posto, dopo la Spagna, nel contesto europeo.
Ma non sempre vivere a lungo è sinonimo di vivere bene. L’Italia è forse l’esempio di più calzante: posizioni di prestigio nelle statistiche sulla speranza di vita e, allo stesso tempo, ritardi considerevoli nel confronto europeo se si osservano i dati sulla speranza di vita in buona salute. A pesare sono soprattutto malattie croniche come ipertensione, artrosi, osteoporosi e diabete che colpiscono oggi circa 24 milioni di persone. E che assorbono porzioni considerevoli del bilancio sanitario nazionale: secondo i numeri dell’indagine, il costo medio grezzo annuo della popolazione affetta da una malattia cronica, posta in carico ai medici di medicina generale del network Health Search, si attesta a 708 euro.
In questo contesto, le cattive abitudini non aiutano. Soprattutto perché gli italiani sembrano quasi incapaci di abbandonarle per abbracciare uno stile di vita più sano. Il numero dei fumatori, tanto per citare un caso, è rimasto sostanzialmente costante negli ultimi anni, aggirandosi attorno quota 10 milioni di persone a partire dal 2014. Stessa dinamica anche se si osserva la porzione di popolazione in eccesso ponderale, con il 45,9% dei soggetti maggiorenni che risultano obesi o in sovrappeso. Poste queste basi, non stupisce che le persone affette da malattie croniche possano aumentare nel prossimo futuro. Secondo i numeri riportati nella ricerca, le proiezioni di cronicità indicano che tra meno di dieci anni, nel 2028, il numero di malati cronici salirà a oltre 25 milioni di persone, mentre i multi-cronici saranno circa 14 milioni.
L’aumento delle persone con problemi di salute, unito al previsto invecchiamento della popolazione, avrà sicuramente un impatto sulla domanda di cure e assistenza: visite specialistiche, ricoveri in ospedale e assistenza domiciliare registreranno una sensibile crescita nei prossimi anni. E, con loro, cresceranno anche i costi per il sistema sanitario. Attualmente per la cronicità si spendono circa 67 miliardi di euro: secondo le proiezioni, nel 2028 la spesa salirà a 70,7 miliardi.